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Richard Ingersoll, 1949-2021

Il 27 febbraio 2021, è morto ad Almeria in Andalusia (Spagna) il prof. Richard Ingersoll, uno degli storici dell’architettura più riconosciuti e rispettati nel mondo.

 

Richard Ingersoll, californiano di San Francisco, abbandonò gli studi universitari a Berkeley sul finire degli anni ’70, venne in Italia e, dopo aver letto un volantino appeso alla bacheca della mensa universitaria di Via S. Gallo a Firenze, fu tra i primi volontari impegnati nel recupero del vecchio castello di Cennina in Valdambra. Il volantino riportava un appello di Osvaldo Righi, personaggio eclettico e visionario, per invitare nell’impresa giovani provenienti da tutto il mondo. Aderirono oltre cinquanta ragazzi e ragazze per recuperare quel che restava delle rovine.

 

Richard rientrò negli Stati Uniti a inizio anni ottanta e nel 1985 ottenne il dottorato di ricerca in architettura presso l’Università della California. Dal 1983 al 1998 diresse la rivista Design Book Review, dal 1986 al 1997 fu professore alla Rice University di Houston in Texas, senza abbandonare il suo rapporto con l’Italia e in particolare con la città di Montevarchi, dove ha vissuto con la sua compagna Paola Nepi, poetessa e scrittrice.

 

 

Montevarchi è stata la sua città, qui ha assistito amorevolmente la compagna disabile, ha scritto articoli per riviste e libri, ha dipinto quadri e curato un bellissimo orto presso la casa stile leopoldino ai piedi del Colle dei Cappuccini e un orto sociale nel 2014 nell’area dell’ex ospedale (G.O.G. – Giardino Orto Galeffi). La casa in Via della Loggia è stata sempre un via vai di amici e studenti, ai quali manifestava le sue doti di cuoco e cantante, accompagnandosi alla chitarra.

Richard Ingersoll sulla base di precedenti esperienze in California e in altri paesi ha introdotto in Italia l’agricivismo, per diffondere gli orti urbani nelle città, non solo nel loro ruolo sociale, economico e di piacere ma anche come elementi fondanti del paesaggio urbano.

 

 

Ha scritto su prestigiose riviste come Domus, Casabella, Lotus International, Abitare, il Giornale dell’Architettura e tante altre non solo italiane: C3 Korean Architets Sud Corea), Arquitectura Viva e AV Monographs (Spagna), Bauwelt (Germania), Arquine (Messico), A+U (Giappone) e, apprezzatissimo, su World Architecture (Cina).

E’ stato uno studioso e un artista talmente versatile fino a essere, nel 1986, art director per il film “Esther” di Amos Gitai contro la politica bellicista israeliana, e curatore di mostre tra le quali “Cities in Motion: Toys and Transport” presso il Canadian Centre for Architecture di Montreal (nov. 2000-apr. 2001).

 

Richard era continuamente in viaggio per conferenze e per insegnare in corsi universitari a Zurigo, Pamplona, Haifa, Houston, Parigi e Pechino.

E’ stato docente di Progettazione, storia dell’architettura e storia urbana in varie università, tra cui la Syracuse University di Firenze e la Facoltà di Architettura di Ferrara, oltre a svolgere incarichi presso il Politecnico di Milano.

 

 

A Cennina ritornava spesso per illustrare le sue ricerche ed i suoi libri. Nel maggio del 2004 presentò il suo libro più noto in Italia: “Sprawltown (2004): cercando la città in periferia”, una incisiva riflessione sui cambiamenti climatici, Richard già cittadino di San Francisco percepì giovanissimo l’allarme della crisi ecologica che dagli Stati Uniti si propagava in tutto il mondo con modelli urbani altamente dissipativi ed inquinanti. Fu in Italia quando ancora la campagna non era stata completamente abbandonata, i piccoli paesi avevano negozi alimentari, botteghe di artigiani e l’ufficio postale. In seguito ha assistito allo sviluppo in Italia dello “sprawl”, della città diffusa sul modello americano. Osservò proprio nel Valdarno lo sviluppo disordinato dei centri commerciali, insieme a grandi parcheggi, svincoli stradali e capannoni. Dava una lettura originale, non pessimistica, a questo sviluppo, come è scritto in “Sprawltown: “… La natura è finita, e non esiste angolo della terra che non sia già stato disturbato dalla minaccia ambientale antropogenica. Come nel film metafisico di Andrei Tarkowski, Stalker (1979), siamo rimasti nella “zona”, come se fossimo sopravvissuti in un mondo post-apocalisse. Riconoscere che la catastrofe ecologica è già accaduta ci accumuna con l’esperienza di chi è guarito dal cancro … Quindi, se accettiamo che l’apocalisse è dietro e non davanti a noi, non saremo più afflitti da un senso di colpa. Piuttosto di redimere il mondo, cercheremo di introdurre terapie che ne permettano una fine dignitosa”.

Un precedente libro del 2001 “Periferia Italiana”, dedicata al viaggio in Italia 1996 – 1998, riporta il resoconto di una conferenza del 4 giugno 1996 presso la Sala Incontri di Palazzo Vecchio dedicato alla città di Firenze dove “mobilità (causa turismo di massa, NdR) batte comunità” e del seminario internazionale “Synoikismos” che si svolse nelle tre principali cittadine del Valdarno aretino (Montevarchi, Terranuova Bracciolini, San Giovanni Valdarno) dal 16 luglio al 3 agosto 1997.

 

Per “Synoikismos” – come “vivere insieme” in tre città, Richard riuscì a portare in Valdarno docenti della Columbia University di New York City della Technische Universität di Berlino, dell’Ecole de Paysage de Versailles e del Laboratorio de urbanismo di Barcellona.

Intervennero i più famosi architetti e urbanisti del periodo. Al contorno del seminario il fotografo Gabriele Basilico presentò la mostra personale sulle periferie (comprese quelle del Valdarno), si proiettò un ciclo di film e si eseguì una serie di concerti nei parcheggi e nei luoghi aperti delle nuove zone urbane del Valdarno. “Synoikismos” ebbe il merito di stimolare una coscienza più ampia sul significato sociale e formale della nuova urbanizzazione, non soltanto come responsabilità politica e professionale, ma anche come realtà culturale.

La sua opera più importante è comunque il manuale “World Architecture. A Cross cultural History”, Oxford University Press, che ha richiesto diversi anni di lavoro per ricerca e documentazione.

 

Richard, oltre all’Italia aveva la Spagna nel cuore, ha conosciuto Oriol Bohigas, grande architetto e urbanista catalano, artefice della trasformazione urbana della Barcellona post-franchista e dei progetti di “infrastrutture come segno d’arte nel territorio”. Questo principio, fra l’altro, è stato seguito per il disegno del Ponte Leonardo che oggi attraversa l’Arno e l’Autosole nei pressi degli stabilimenti Prada fra Montevarchi e Terranuova Bracciolini.

 

Fra i tanti ricordi apparsi in questi ultime settimane abbiamo un bel necrologio di Arquitectura Viva, che inizia con “la elegancia spiritual” di Richard, mentre il suo amico Stephen Fox elogia “la sua capacità di trovare conforto nelle persone intorno a lui e nei luoghi in cui si trovava e che contrasta con la quantità di tempo che ha dovuto trascorrere viaggiando in cerca di architettura. Richard Ingersoll forse non era sempre in pace con il mondo. Ma attraverso i suoi scritti, come nella sua vita, ha cercato costantemente di rendere il mondo un luogo più ospitale e accogliente”.

 

Giovanni Cardinali, marzo 2021